Amarcord... Coppi e Bartali a quattro zampe
L’IPPODROMO dell’Arcoveggio a Bologna venne inaugurato nel 1932 con tutti gli onori e il beneplacito della SIRE (Società Incremento Razze Equine), la società che gestiva l’ippica a Milano ma che manteneva un più o meno tacito controllo sull’attività di quasi tutti gli impianti del Nord Italia. Al Centro-Sud vi era l’ippodromo di Villa Glori a Roma. I due impianti ippici, quello lombardo e quello laziale, si dividevano equamente e quasi interamente il montepremi: degli otto milioni di lire, stanziati nel 1932, sette andavano alle casse di queste due società.
Era dunque vita dura per le piste emergenti come Bologna. La Società Ippica Bolognese, che aveva curato la realizzazione dell’Arcoveggio, si trovò da subito in difficoltà e dovette cedere la gestione all’Associazione nazionale degli allevatori di cavalli trottatori, che ne rilanciò l’attività nel 1934. Già dall’anno successivo, il montepremi distribuito era salito a oltre un milione di lire e vi fu modo di istituire una corsa di grande livello quale il Gran Premio Italia con dotazione di 100.000 lire. Solo il Gran Premio Nazionale di Milano poteva vantare una simile dotazione.
La prima edizione del G.P. Italia, corsa destinata ai trottatori di 3 anni, vide così in pista cavalli nati nel 1932, stesso anno di inaugurazione dell’ippodromo bolognese. Il 19 maggio 1935 l’afflusso di pubblico fu immenso. Nel parcheggio dell’impianto si contarono più di 800 automobili, ed eravamo nel 1935!
Sui 2.500 metri della corsa si affrontarono i due campioni di quella generazione, gli eterni rivali Jago Clyde e Aulo Gellio. Jago-Aulo come Bartali-Coppi. Scontato, strausato confronto tra due cavalli e due ciclisti che avevano immenso talento ma stili differenti. Jago e Bartali più popolari e sanguigni, Aulo e Coppi raffinati esteti nelle proprie discipline sportive. Paragone scontato, ma non vi era nulla di convenzionale nel tifo che quelle rivalità scatenarono in Italia.
I due trottatori differivano in tutto e per tutto, a cominciare dal mantello, morello Jago e roano Aulo, per finire con lo stile dei rispettivi guidatori: più veemente quello di Nello Branchini in sulky al morello figlio di Clyde The Great, più costante quello di Giulio Fabbrucci in sulky al figlio di The Ripples.
Quel 19 maggio 1935, nonostante un facile allineamento alla partenza, Aulo Gellio ruppe e del suo iniziale errore approfittarono gli avversari. Brivio in testa, secondo Jago Clyde. Sotto la pressione di quest’ultimo, Brivio ruppe all’uscita della prima curva. Jago passò in testa, raggiunto da Aulo Gellio che aveva recuperato lo svantaggio iniziale. Ma Aulo Gellio era un cavallo, seppur dotato ai immensa classe, meno resistente del suo avversario e così il terreno pesante e l’aver girato in seconda ruota per tutta la corsa gli resero impossibile seguire Jago Clyde nell’allungo finale.
Sulla pista dell’Arcoveggio i duelli si susseguirono ma, proprio nel 1935, giunse dagli Stati Uniti, importato da Arturo Riva, il grande Muscletone a rubare la scena ai due nostrani contendenti.