Galoppo estremo? Sì, nel Grand National
IL GRAND NATIONAL, che quest'anno si correrà sabato 4 aprile ad Aintree ippodromo di Liverpool in Inghilterra, è una delle più antiche ed importanti prove ippiche al mondo, soprattutto una delle più conosciute. Chi non ha presente una immagine del caotico affollarsi di cavalli e fantini sopra alle scure e mastodontiche siepi di quel percorso così selettivo, o una immagine dell’aggrovigliarsi di animali e uomini oltre quegli ostacoli, quando un solo caduto causa spesso una vera e propria falcidie. Lo steeple dei record: per la sua lunghezza – ben 7.200 metri – per il numero degli ostacoli – trenta - e la loro dimensione da brivido, per il dislivello della pista prima e dopo i salti che rende un vero azzardo per i cavalli immaginare dove gli zoccoli torneranno a far loro sentire il terreno, a dar loro una qualche certezza.
La corsa dei record anche per il numero degli infortuni. Infortuni dovuti al folto numero dei partenti, alla difficoltà del percorso e alla sua lunghezza che stroncano anche il più allenato dei purosangue; e nulla è più determinante della stanchezza di un cavallo nel causargli danni fisici talvolta irreparabili: i muscoli accumulano acido lattico, i tendini si induriscono, le articolazioni perdono solidità, la mente si annebbia.
Nel 1928 dei 42 cavalli partenti – oggi la corsa prevede un limite massimo di 40 – ne giunsero al traguardo solo due: Tipperary Tim, il vincitore, e Billy Barton che dopo una caduta rovinosa, rialzatosi, fu rimontato dal suo fantino che lo condusse all’ormai insperato traguardo. Per citare edizioni più recenti, ricordiamo quella del 2001 nella quale terminarono solo in quattro.
COME TUTTE LE PROVE ESTREME, anche il Grand National ha reso veri e propri miti coloro – uomini e cavalli – che ne hanno sfidato e vinto le difficoltà. Red Rum, il cavallo che trionfò in tre edizioni (1973-1974-1977) è sepolto nei pressi del traguardo della corsa. Tra i fantini, Georges Stevens che dei mastodontici ostacoli di Aintree fece quasi una sua specialità. Su quindici Grand National disputati Stevens ne vinse ben cinque, ma ancor più eccezionale è il fatto che egli li portò a termine tutti senza mai cadere. Ottanta chilometri al galoppo, quattrocentocinquanta ostacoli saltati in sella a quattordici cavalli diversi, senza mai mordere la polvere. Fu sicuramente un fantino dall’assetto ideale, freddo nella sua abile tattica d’attesa, rapido nei riflessi e con un senso dell’andatura d’eccezione.
George Stevens vinse il suo primo Grand National nel 1856 su Freetrader, vittoria che sorprese ed entusiasmò per l’abile monta di quel giovane outsider al quale il proprietario del cavallo regalò 500 sterline, e un gruppo di ammiratori un cavallo da caccia.
Per due volte Stevens vinse due edizioni consecutive: nel 1863 con Ernblem e l'anno seguente con Emblematic (ambedue di proprietà di Lord Coventry e figlie del grande Teddington) e nel 1869 e 1870 con The Colonel. Nella corsa del 1870, combattutissima, Holman, fantino di The Doctor, secondo arrivato per una incollatura, fece, in un memorabile finale, un uso così spietato della frusta da essere citato a comparire dinanzi ai dirigenti della Società Protettrice degli Animali.
Oltre ai Grand National, Stevens vinse ben settantasei steeple-chases, ma il destino gli presentò una fine a dir poco incredibile: egli morì in un banale incidente mentre tornava a casa da una semplice passeggiata a cavallo, l’8 giugno del 1871.